L’ estasi paradisiaca del grembo materno

  Quando la cellula zigote viene accolta da un utero morbido e rilassato, i primi mesi di vita nel grembo materno sono senza dubbio un’esperienza estatica di “unità mistica” di cui si ha nostalgia per il resto della vita. L’embrione fluttua liberamente in un mondo acquatico dai confini morbidi e cedevoli ricevendo tutto ciò di […]

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Quando la cellula zigote viene accolta da un utero morbido e rilassato, i primi mesi di vita nel grembo materno sono senza dubbio un’esperienza estatica di “unità mistica” di cui si ha nostalgia per il resto della vita. L’embrione fluttua liberamente in un mondo acquatico dai confini morbidi e cedevoli ricevendo tutto ciò di cui ha bisogno, senza chiedere o fare nulla. In questa dimensione di pura beatitudine cresce l’embrione fisicamente e psichicamente sviluppando il senso di fiducia, che accompagnerà l’individuo per il resto della vita. Al contrario, “un utero teso e impaurito”, scrive Devapath in “L’esperienza oceanica dell’utero”, “è all’origine del nostro di bisogno di sentirci sicuri. Gli scatti di violenza che usiamo per rilasciare le nostre paure e frustrazioni più profonde e la nostra dipendenza da droghe sono tutte originate dal bisogno di avere almeno un assaggio del sentimento oceanico che ci è mancato”.

Lo stato d’animo della madre, la sua capacità di proteggere l’embrione da eventuali circostanze esterne non favorevoli –  problemi relazionali o materiali – permette di sperimentare una dimensione di unità a cui si anela tornare per il resto della vita. La ricerca spirituale, l’anelito mistico-religioso, infatti, non sono altro che il cammino verso la dimensione vissuta nel grembo materno dove, secondo Freud, ci si connette con un ‘’oceano di sensazioni’’, con ‘’un flusso cosmico’’ secondo W, Reich, con ‘’un’unità mistica’’ secondo S.Grof. Il passaggio dalla vita intrauterina alla vita terrestre indica la transizione definitiva dal mondo dell’unità al mondo della polarità. Sul piano fisico ciò appare in modo molto evidente. Alla nascita, infatti, si attiva la respirazione autonoma che, con l’inspiro e l’espiro, inserisce il bambino in un ritmo vitale polare. Allo stesso tempo, nel cuore si verifica “la chiusura del setto interatriale” e da un solo cuore se ne formano due, nettamente separati: quello sinistro che pompa il sangue in circolo e quello destro che invia il sangue ai lobi polmonari. Per quanto l’ingresso alla vita terrestre e materiale sia difficoltoso e limitante, “l’anima di chi ha potuto vivere la prima fase nel grembo materno in una dimensione di unità, inebriante e meravigliosa, avrà meno difficoltà a sentirsi una cosa sola con la Madre Terra e ad affrontare il mondo con amore ed onestà”. Lo confermano R. e M. Dhalke, prestigiosi medici e psicoterapeuti in “La vita che nasce. Una visione olistica della gravidanza e del parto”.

 

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