Cerco un centro di gravità permanente

  Le parole della famosa canzone di Battiato risuonano nelle mie orecchie ogni volta che penso al momento del travaglio e del parto: non c’è niente di più necessario di un “centro di gravità”  per attraversare quel momento intenso, entusiasmante, al di fuori di ogni volontà e controllo. Leboyer, il medico ostetrico francese pioniere del […]

By

 

Le parole della famosa canzone di Battiato risuonano nelle mie orecchie ogni volta che penso al momento del travaglio e del parto: non c’è niente di più necessario di un “centro di gravità”  per attraversare quel momento intenso, entusiasmante, al di fuori di ogni volontà e controllo. Leboyer, il medico ostetrico francese pioniere del parto attivo, alle donne che inevitabilmente gli chiedono: “Dove devo recarmi? Chi mi farà partorire?”, risponde: “Là dove iniziano le doglie!”. A tale risposta la mente si ribella e ribatte: “Ma se in quel momento mi trovassi in un supermercato?”. La risposta di Leboyer cerca di scardinare le nostre difese razionali per fare emergere la paura rispetto all’ignoto che quell’esperienza riserva. Quella paura che ci spinge a cercare all’esterno -corsi, medici, ospedali, ostetriche- un aiuto, una rassicurazione. La paura deve emergere, scuoterci fino alle radici per spronarci a cercare  soprattutto all’interno di noi stessi. Infatti, come nessuno può mangiare o dormire in vece nostra, così nessuno può partorire al posto nostro: siamo soli, completamente soli. “Quando sarai riuscita ad interiorizzare questo concetto”, afferma  Leboyer nel libro “L’arte di partorire”, “risolverai ogni tuo problema e la smetterai di cercare una persona o un luogo per partorire. Capirai di dovere fare un’unica cosa: restare vicina a te stessa”.  Quando le doglie arrivano, infatti, l’unica cosa da fare è accoglierle ovunque ti trovi. Come il capitano di una nave rimane al timone quando la tempesta imperversa, così la donna rimane al timone, ossia al “centro” del proprio essere quando le doglie l’attraversano: un centro di gravità interiore che le permetta di abbandonarsi a ciò che accade senza perdere l’orientamento, senza perdere il timone sebbene le onde siano forti ed il vento spinga in tutte le direzioni. Durante il travaglio il corpo si muove flessibile proprio come una barca che segue il flusso senza opporsi, guidata da un capitano ancorato al suo centro. Il capitano non sa quando la tempesta lo coglie, né quando passerà. Nel mentre, la sua attenzione è  al corpo che deve mantenersi in equilibrio mentre la barca si alza e si abbassa, le mani al timone per mantenere la barca a favore dell’acqua, mai in opposizione. Il capitano non può lasciare che i pensieri prendano il sopravvento, non può perdere tempo a pensare dove la barca si trovi o quanto manchi alla fine del viaggio. Nove mesi, cara amica, per avvicinarti a te stessa alla ricerca di un centro di gravità permanente.

Bhakti

 

Nel libro di Frédérick Leboyer, “ L’arte di partorire”, con Cd allegato, puoi trovare le testimonianze di alcune donne che hanno seguito le tecniche di "centratura" proposte dal medico ed alcuni esercizi da poter praticare.

Tags: , , , ,

Patrocinio

Con il patrocinio del Comune di Venezia Municipalità Mestre – Carpenedo

Convenzionato con AIED Mestre

 

 

Praticare

graviDance® è possibile e consigliato dai primi mesi di gestazione al parto

Tag Cloud